Parrocchia di Varallo Pombia - I luoghi


Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio (parrocchiale)

Gli storici ipotizzano che l’edificio sia sorto sui resti di un tempietto pagano dedicato a Nettuno: ne sarebbero testimonianza la lapide conservata nel quadriportico della Canonica di Novara e quella murata nella facciata sud della chiesa.
La Chiesa è di antiche origini: la costruzione originaria potrebbe risalire alla fine dell’XI secolo.
Viene già ricordata nel 1132 come sede pievana, anche se contesa tra Varallo Pombia e Pombia; dai documenti sembra che Varallo Pombia fosse, almeno fino al XII secolo, sede di Pieve. In quel periodo la chiesa era costituita da due vani: il primo, di modeste dimensioni, di forma trapezoidale, con l’accesso dall’esterno costituito da un portale ad arco, si elevava più alto del resto della chiesa, mentre la navata vera e propria, più bassa, si prolungava oltre la metà dell’attuale transetto. Non si è potuto accertare se terminasse con absidi. Non aveva volte ma era semplicemente coperta da due tetti a capanna sormontanti l’uno sopra l’altro anche se nell’inventario del 1758 si ricorda che la chiesa, prima dell’ammodernamento, era coperta con tegole e con “cuppa bassa di volta che sembrava una cantina”.
La chiesa fu rialzata e trasformata con la realizzazione del transetto e del presbiterio, coperta da volte e ridotta allo stile barocco. L’area antistante il campanile venne chiusa a filo di facciata e, internamente, la parte anteriore della chiesa notevolmente ribassata mediante un sistema a volte sostenute da una colonna di granito. Così modificata venne riconsacrata dal vescovo Marco Aurelio Balbis Bertone il 30 luglio 1758 e tale è rimasta fino ai nostri giorni. Fanno eccezione la sacrestia edificata nel 1761 e la parte anteriore, sopraelevata in tempi più recenti per uniformarsi col resto della chiesa e del coro eretto nel XIX secolo.

Dopo tali ampliamenti e rimaneggiamenti, del primitivo edificio restano solo la facciata, il muro a mezzogiorno, il campanile e alcuni tratti murari all’interno. La facciata a capanna è suddivisa in tre parti da grandi lesene. Il portale maggiore, con archivolto in conci di pietra disposti a raggiera, forma una lunetta; risale al seicento l’aggiunta di un protiro. Sul frontone si aprono una finestrella a croce ed un oculo tamponato. Sotto lo spiovente della facciata corre una fila di archetti pensili che poggiano su grosse mensole decorate con motivi arcaici. Le facciate laterali sono movimentate da lesene che dividono le superne in moduli uguali nel cui centro si aprono le notevoli finestre strombate, in parte conservate.
Anche la facciata di ponente presenta lesene che mettono in evidenza due sfondati di profondità diversa. Il restringimento del primo vano è dovuto semplicemente all’inserimento del campanile nel corpo della chiesa (fra l’altro non allineato secondo l’orientamento canonico della navata – lato absidale rivolto a levante) davanti al quale, nell’angolo sud-ovest, rimaneva un’area priva di costruzioni.

Il campanile è molto più antico e infatti le sue strutture sono state incorporate in quelle nei lati est e nord della chiesa. A pianta quadrata, si eleva su tre piani con cornici ed archetti pensili e presenta un’apertura a monofora e all’ultimo piano una bifora murata.

All’interno della chiesa, sulla parete sinistra, vi è un affresco cinquecentesco, raffigurante San Sebastiano, di probabile area novarese.

 

(da www.archeocarta.org - aggiornamento maggio 2014)


Oratorio di San Giovanni Battista

Sorge sul lato sinistro della parrocchiale (dalla quale vi si può accedere), addossato alla parete romanica. Dopo vari disaccordi e difficili trattative fra le due Comunità (quella dei Poveri e quella Dominante) ed i confratelli di San Giovanni Battista e del SS Sacramento, l'omonima Confraternita lo realizzò a partire dal 1739 demolendo il vecchio oratorio ed il battistero. L'interno è arricchito dall'altare dei rinomati marmisti Viggiù Buzzi e Argenti mentre la volta è affrescata da Galbiati. Fu benedetto nel 1749.

 

(da Carlo Manzella, I tre oratori di San Giovanni Battista in SS Vincenzo e Anastasio a Varallo Pombia, Comune di Varallo Pombia, 2008)



Santuario della Madonna della Cintura

Situato nei pressi della parrocchiale, il Santuario Madonna del Rosario, restaurato nel XVIII secolo, presenta una facciata a capanna in cotto ancora incompleta. L’altare maggiore per molti secoli è stato oggetto di intensa religiosità da parte di numerosi devoti ed anche oggi il sentimento di venerazione è fortemente sentito, come l’altare posto nella navata settentrionale, dedicato a Santa Cristina. In particolar modo è oggetto di culto l’immagine, raffigurante la Madonna col Bambino in trono e quattro angeli ai lati, ritenuta miracolosa a cui la popolazione è sempre stata molto devota. Numerosi i restauri succeduti nel corso degli anni: nel 1830  ampliamento della sacrestia, trent’anni dopo vennero  aggiunte due navate ed è del 1863 l’ altare in marmo in onore di Santa Cristina. Tale altare è sovrastato dalla pala di Andrea Lanzani (1641-1712) raffigurante il Martirio della Santa. Il campanile è del XIII secolo. A lato dell’altare maggiore, due grandi dipinti del Novecento, eseguiti da un artista originario di Varallo Pombia, raffigurano il Miracolo della giovinetta che riacquistò l’udito e la parola davanti all’immagine mariana e la Madonna del Rosario con Santi e committenti in abiti rinascimentali, con i quindici tondi dei Misteri del Rosario. è un rifacimento secentesco della precedente chiesa romanica. Di pregio è la pala posta sopra l’altare di Santa Cristina che raffigura il Martirio della Santa.


Oratorio San Rocco

Si trova in piazza Mazzini. L’edificio (che in alcuni testi compare come Oratorio dei Santi Rocco e Filippo) è orientato canonicamente a est con una facciata di modeste dimensioni che si affaccia sulla piazza. Non esiste sagrato e l'accesso avviene attraverso tre gradini in pietra. Il semplice prospetto a capanna si presenta scevro da decori architettonici con un unico uscio a due battenti sormontato da un serramento quadrato; la parte superiore è caratterizzata da una finestrella circolare posizionata al centro. Una scritta ad affresco contornata da un cartiglio, si trova collocata sul lato destro dell'ingresso e ricorda l'antica patrona santa Barbara e il restauro realizzato nel 1970. Il lato rivolto a nord è libero ed è fiancheggiato dalla via XX Settembre mentre il lato sud è contiguo a un 'abitazione. L'interno è costituito da un'aula a unica navata con presbiterio rettangolare separato da un arcane trasversale sostenuto da pilastri in muratura che dividono lo spazio tra la navata e il presbiterio. Un unico gradino in pietra, sormontato da una balaustra lignea dipinta, separa le due zone. Il soffitto è a volta a botte scandito da un arco a metà della navata; la decorazione parietale è caratterizzata da lesene a finto marmo agli angoli e a metà dell'aula che terminano con un cornicione aggettante. Il presbiterio rettangolare, di misure contenute, è illuminato da una sola finestra rivolta a nord, in quanto la parete opposta rivolta a sud risulta essere completamente cieca; la copertura è costituita da una volta molto ribassata (quasi piana), senza alcuna decorazione. Il pavimento, in seminato veneziano, riporta all'ingresso la data della sua realizzazione, il 1881. L'interno e le pareti sono completamente spogli in quanto gli arredi rimanenti sono stati spostati nella parrocchiale per evitare furti. Le prime notizie certe dell'oratorio di San Rocco si deducono da una petizione al vescovo datata 1592 a nome dei feudatari e gentiluomini di Varallo Pombia, in cui si parla delle origini dell'oratorio; fatta edificare nel 1524, al tempo della peste, dagli uomini e dai feudatari della terra in devozione al santo protettore del terribile morbo, fu provvista di numerosi beni. In questa chiesetta, dall'anno della sua fondazione, si faceva celebrare messa quasi tutti i giorni seguita con molta devozione, grazie alla sua comoda posizione in centro al paese nella piazza principale. Nel XIX secolo l’oratorio fu utilizzato come scuola, oratorio e come deposito e corpo di guardia militare. Il 21 agosto 1881 fu celebrata la festa di San Rocco durante la quale si fece ribenedire l’oratorio. Risale al dopoguerra l’intervento sulla facciata che ha portato all’occlusione del grande arcone per ricavare la piccola finestrella quadrata che si può vedere ancor’oggi. Il restauro degli anni ‘70 ha portato l’edificio alla situazione attuale.

Vi si celebra una messa il 16 agosto.

 

(da "Gli oratori e la casa parrocchiale" di Silvia Angiolini in "Varallo Pombia Storia e memorie di una millenaria comunità" - Interlinea Edizioni, 2012)



Chiesa della SS Trinità (Cascinetta)

L'attuale chiesa dedicata alla SS. Trinità, ricca di forme tipicamente barocche, era una semplice cappella terminante alle balaustre che fino a pochi anni fa delimitavano l'altare.
Nulla si sa circa l'anno in cui fu costruita, però si sa di certo che nel 1751 il sacerdote Giovanni Battista Franchini, nato a Varallo Pombia o addirittura a Cascinetta, ma che non esercitò qui il suo ministero, vi istituì un benefìcio.
La chiesa di allora comprendeva comunque la sacrestia, mentre il campanile è datato 1876, ma fin dal 1808 la chiesa era riconosciuta come sussidiaria della parrocchiale.
Nel 1927-28 fu costruita l'unica navata che portò le dimensioni della cappella a quelle attuali.
Fu inaugurata dal vescovo Binaschi di Novara il quale, all'inizio del suo sacerdozio, aveva passato qualche periodo, come coadiutore, a Varallo Pombia.

 

(da Varallo Pombia - Guida storico artistica, 2009)